E’ uscito lo scorso 26 gennaio il nuovo numero di Area, Magazine del sindacato svizzero in lingua italiana, Unia. Claudio Carrer, il direttore ci ha intervistato. Ecco il nostro colloquio uscito nel primo numero di quest’anno.
Raccontare un mestiere attraverso le parole di chi lo fa. È quello che area vuole proporre in questo nuovo spazio in ultima pagina. Trattandosi del primo numero con la nuova veste grafica, abbiamo scelto di dare la parola a colui che l’ha concepita e disegnata: Alberto Valeri, giornalista e grafico editoriale, un mestiere affermatosi una trentina d’anni fa e in costante evoluzione.
MILANO «Vengo dal giornalismo, mestiere che ha segnato i primi anni della mia carriera professionale. E sono un attento lettore dei fatti di attualità. Avere questo retroterra è fondamentale, perché per disegnare una notizia si deve innanzitutto comprenderla». Così Alberto Valeri, il “sarto” che ha disegnato e cucito il nuovo “vestito” che il nostro giornale indossa oggi per la prima volta. Cogliamo allora l’occasione per raccontare la genesi e le caratteristiche della nuova veste grafica di area, ma anche per parlare di un mestiere forse poco conosciuto e riconosciuto, oltre che in continua evoluzione. Quello del grafico editoriale. Professione che Valeri ha abbracciato una trentina di anni fa. Lo incontriamo a Milano presso la sede della società Aida Progetti Editoriali di cui è titolare.
Era l’inizio degli anni Novanta, quando Valeri, «per una serie di circostanze e di incontri fortuiti, nonché per una certa attitudine al design da un lato e un mercato ricettivo dall’altro», decise di licenziarsi dalla testata per cui lavorava e con Gianluigi Colin, art director del Corriere della Sera mise in piedi lo studio di progettazione grafica editoriale.
«Iniziammo con la realizzazione di un inserto sulle Olimpiadi di Seul del 1988 per il Gazzettino di Venezia, dopo di che curammo vari piccoli giornali locali. Poi col tempo lo studio si è allargato e abbiamo realizzato quotidiani, periodici e magazine a diffusione regionale e nazionale. E da una decina d’anni disegniamo anche siti web». Sono oltre una cinquantina i progetti realizzati.
Ma perché la grafica è importante per un giornale?
«È un passaggio determinante perché definisce il prodotto ˗ spiega Valeri ˗. La grafica è la prima soglia d’ingresso che il lettore ha quando apre un giornale o una rivista. Il nostro compito è quello di fargli immediatamente capire cosa sta leggendo attraverso un uso adeguato e bilanciato dei caratteri e degli spazi. Del resto, la prima cosa che si fa con un giornale in mano è vederlo. Solo dopo lo si legge. Un titolo ben disegnato e accattivante (il che è il frutto della combinazione del lavoro
del grafico con quello del giornalista) aiuta il lettore a entrare nella notizia e a capire il giornale. Gli elementi visivi infatti non viaggiano per conto proprio in virtù di un design più o meno elegante, ma contengono un messaggio: il segno è contenuto e il nostro lavoro è quello di codificare nei segni i contenuti».
Il grafico editoriale è «un artigiano che entra in punta di piedi nel giornale da cambiare, prima di tutto per capirne la natura e valutare le necessità con l’editore o il direttore. Poi si passa alla progettazione di una grafica che lo renda più facilmente leggibile e che permetta ai giornalisti di realizzarlo facilmente. Nel caso di area abbiamo per esempio puntato in particolare su nuovi stili di carattere più chiari e leggibili, su una titolazione “forte” e su una diversa distribuzione del bianco nelle pagine.
Abbiamo poi creato una serie di elementi per meglio valorizzare i contenuti d’indubbia qualità che offre questo giornale, per esempio collocando diversamente le rubriche».
«In generale, giornali disegnati con professionalità mantengono la loro struttura per molti anni», spiega Valeri. Perché la grafica «non è una questione di moda ma di scelta che fa l’editore.
Quando iniziai la maggior parte degli editori si faceva il giornale in casa, affidando il compito ai tipografi. Poi col tempo si è capito il valore del nostro mestiere di grafici-giornalisti, perché per disegnare bene una notizia la si deve innanzitutto comprendere».
E per quanto riguarda il futuro di questo mestiere?
«Da quando ho iniziato a oggi il mondo è cambiato e quindi anche noi ci siamo adeguati e dovremo continuare a farlo. Ma fare previsioni è difficile: nel 2002, quando rifeci contemporaneamente ben tre giornali, ancora non immaginavo che solo pochi anni dopo avrei iniziato a disegnare siti web. È un mestiere in continua evoluzione».
E l’intelligenza artificiale?
«Non penso che essa possa competere sul piano della creatività», conclude Valeri.